Quando si parla di camere bianche si fa riferimento a un ambiente che viene definito a contaminazione controllata. L’obiettivo di una camera bianca è essenzialmente quello di mettere a disposizione un vero e proprio ambiente di lavoro protetto. Al suo interno, infatti, viene notevolmente limitata la concentrazione sia di particelle che di particolato sfruttando un apposito e specifico sistema di filtrazione dell’aria.

Ci sono alcuni parametri che vanno rispettati nel momento in cui si ha intenzione di realizzare delle camere bianche. Dando uno sguardo a quelli che sono i valori da tenere sotto controllo di continuo, troviamo l’umidità, la temperatura e la pressione. Questi parametri cambiano in base a quella che è la destinazione d’uso dell’impianto. La camera bianca, di conseguenza, si può considerare un’area di lavoro in cui l’aria si caratterizza per essere dalle 10 mila fino alle 50 mila volte più pulita in confronto all’aria normale.

Quali sono i requisiti dal punto di vista strutturale

Secondo quanto è previsto anche dalle normative di riferimento, è chiaro che la camera bianca deve soddisfare determinati requisiti sotto il profilo tendenzialmente strutturale. Diamo uno sguardo, quindi, a questi requisiti. In primo luogo, i materiali con cui viene realizzata una camera bianca non devono rilasciare alcun tipo di particella nell’ambiente.

Non solo, dal momento che è fondamentale che le superfici siano perfettamente lisce e che si possano pulire in modo semplice e rapido. I raccordi, inoltre, devono caratterizzarsi per la presenza di spigoli dalla forma rotonda. Inoltre, sia gli infissi che le prese devono essere complanari, mentre le tubazioni devono attraversare per forza di cose la parte esterna dei locali.  Il personale che deve accedere alla camera bianca, deve ricevere adeguata formazione, oltre che un abbigliamento monouso o sterilizzato.

Cosa dice la legge

La normativa di riferimento in tema di camere bianche corrisponde alla UNI EN 14644, che nel Vecchio Continente ha preso il posto delle Federal Standards americane. C’è anche un altro corpus normativo che deve essere preso come punto di riferimento, ed è rappresentato dalla GMP, ovvero Good Manufacturing Practice.

Per quanto riguarda la classificazione delle camere bianche, è importante mettere in evidenza come la normativa UNI EN 14644 si occupa proprio di definire non solamente il numero, ma anche la presenza di particelle all’interno del volume d’aria, un dato che viene espresso in metri cubi.

In base al valore di particelle e alla concentrazione delle stesse presenti, c’è la possibilità di redigere un’adeguata classificazione delle camere bianche. Si parte dalla classe di pulizia ISO 1, che equivale alla classe di pulizia più alta e si arriva fino alla classe ISO 9. Non solo, dal momento che è importante evidenziare come la misurazione della classe di pulizia si può effettuare in tre differenti fasi di funzionamento, ovvero as built, at rest e operational.

Perché conviene investire sulla costruzione di una camera bianca

Se l’utilizzo, da un lato, delle camere bianche, si sta diffondendo in misura sempre maggiore, va detto anche che, nel corso degli ultimi anni, sono aumentati i settori di applicazione. Fino a qualche anno fa, infatti, si parlava unicamente dei settori della microelettronica e dei semiconduttori che sfruttavano questo tipo di soluzione, mentre al giorno d’oggi si sono affiancati anche altri ambiti. Ad esempio, le camere bianche si sono diffuse notevolmente nel campo della produzione alimentare, ma anche tantissime industrie che operano nel settore dell’ottica, aziende farmaceutiche e medicali, azienda aerospaziali e società che operano nell’ambito dello stampaggio a iniezione hanno dimostrato di utilizzarle in maniera profittevole. Stesso discorso per diversi istituti di ricerca che, nel corso del tempo, hanno optato proprio per investire nella costruzione di una camera bianca.