Uno dei maggiori problemi che affligge l’universo maschile, creando una peggiore autostima, è riconducibile alla percezione di disporre di una ridotta dimensione del proprio pene. Una situazione che si manifesta, in modo assai evidente, quando ci si trova con altri uomini nudi. Inutile negare, ad esempio, come la doccia effettuata al termine di una partita di calcetto fra amici, si possa rivelare alquanto traumatica per moltissimi uomini.

L’importanza data all’organo riproduttivo maschile, d’altro canto, è indubbiamente elevata. Ed anche il mutato atteggiamento femminile nei confronti del sesso, decisamente più spensierato e consapevole, finalmente libero dai vecchi dogmi che inquadravano la donna esclusivamente servizievole nei confronti dell’uomo, ha creato ancor più dubbi sulla reale virilità di moltissimi uomini.

Sindrome di spogliatoio: quali sono le cause?

A differenza di un tempo, infatti, le persone del gentilsesso affermano, senza alcun problema, che le dimensioni contano: il timore di non essere all’altezza della situazione, di conseguenza, pervade l’anima e la mente di moltissimi soggetti. Spesso, tuttavia, questa sensazione di mancata adeguatezza è riconducibile ad una condizione psicologica più che ad una vera e propria malattia.

Un disturbo psicologico noto come “sindrome da spogliatoio”, che affligge, in misura sempre crescente, un numero elevato di soggetti del sesso maschile. Ed anche il dilagare di contenuti hot disponibili in rete, dove uomini particolarmente dotati si accoppiano con donne estremamente attraenti, contribuisce ad alimentare ulteriormente questo problema dell’universo maschile.

Nota in ambito scientifico come “dismorfofobia peniena”, rappresenta a tutti gli effetti una percezione distorta delle dimensioni del proprio organo genitale. Non tutti gli uomini, tuttavia, soffrono in egual modo questo tipo di problema. Nell’immaginario collettivo, infatti, molti tendono a pensare che questa sindrome riguardi esclusivamente gli uomini che percepiscono troppo piccolo il proprio pene. Ma così, non è.

Alcuni uomini provano vergogna per un pene troppo grande o troppo curvo, oppure avvertono, in maniera del tutto distorta, di avere anomalie al prepuzio o al glande. Condizioni mentali che vanno ad incidere, profondamente, nel rapporto di coppia e nell’approccio all’universo femminile, temendo di non rivelarsi all’altezza della situazione.

Sindrome di spogliatoio: quando realmente si tratta di micropene

Problematiche, quindi, che devono essere adeguatamente curate, al fine di ritrovare quella autostima necessaria per poter riaccendere la propria relazione e, più in generale, ritrovare un sereno approccio con l’intero mondo femminile. Se non si è soddisfatti delle misure del proprio pene, esistono alcuni rimedi che, non di rado, si sono rilevati efficaci.

Navigando in rete si possono trovare informazioni su siti come questo, per avere un’idea sulle modalità con le quali superare questa impasse e tornare nuovamente a sorridere. La sindrome di spogliatoio, non va assolutamente sottovalutata. La maggior parte dei più autorevoli psicologi afferma come questo disturbo è in grado di sviluppare situazioni di depressione piuttosto profonde, che portano il soggetto ad isolarsi e vivere una condizione d’ansia perenne.

Un altro dato, in tal senso, è alquanto significativo: oltre il 5% delle visite andrologiche vengono prenotate a causa della percezione di disporre di un organo riproduttivo di dimensioni ridotte. Per quanto concerne le dimensioni medie di un pene, la scienza ha effettuato, nel corso degli anni, alcuni autorevoli studi, atti a capire quando realmente siamo dinanzi ad un reale problema di micropene.

In un articolo pubblicato dal British Journal of Urology International, condotto su oltre 15000 uomini, è stato messo in evidenza come le dimensioni medie di un pene siano le seguenti: 13,15 cm in erezione, 9,6 cm a riposo. Lo studio è stato condotto in tutto il mondo ed ha evidenziato come gli italiani dispongano di un pene leggermente superiore alla media, che si attesta non distante dai 14 cm.